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sabato

Gabriele Sannino: Non sono un alieno

Non sono un alieno: un romanzo contro gli stereotipi gay
pubblicato dalla coraggiosa casa editrice WLM. Il romanzo narra la storia di Walter, un ragazzo di sedici anni, alle prese con la propria omosessualità che lotta per esprimere il suo essere maschio, cancellando lo stereotipo che i gay sono delle femminucce. L’autore – che è un militare – parla con noi di Queerblog di questo sua opera prima.
Raccontaci qualcosa di te.

Sono un ragazzo di origini campane, di ventinove anni, e ho sempre amato scrivere. Ora sento di aver realizzato finalmente un sogno. Uno dei tanti nel cassetto…
Perché non sei un alieno?

Innanzitutto – e ti assicuro che mi duole dirlo ma devo farlo in quanto è la verità – Non sono un alieno non è, purtroppo, la mia storia. Dico “purtroppo” perché mi ha dato tantissime emozioni quando l’ho scritta: ho pianto, ho riso, mi sono incazzato col mondo e con la società. Ma erano tutte emozioni vere, che provenivano dal mio “io” e che erano solo assopite dentro di me.

Il libro si apre con una scazzottata a scuola perché il protagonista viene additato come gay. Una reazione volta a cancellare lo stereotipo del gay effeminato…Sì. In effetti Walter, il protagonista della storia, è un ragazzo assolutamente comune, come tanti, e che, se provocato in maniera molto forte, può rispondere – ahimé – anche con la violenza. Ingiustificabile sempre, intendiamoci. Per quanto riguarda il discorso degli stereotipi, bisogna dire, finalmente, che essi sono solo una parte della nostra realtà: magari la più vistosa, la più eclatante. Ma pur sempre una parte. I gay fanno tutto e sono in qualunque attività sociale. Non lavorano solo nella moda o nello spettacolo (con tutto il rispetto per chi lavora in quei settori ovvio). Conosco gay che fanno i boxeur, danno pugni per professione addirittura!
La parte del libro che più ti è piaciuta.

In fondo sono un romantico, un passionale. Mi son piaciute molto le storie d’amore del protagonista, la loro intensità, ma anche le riflessioni che Walter fa su se stesso e sulla sua vita. Lì il mio “io” è venuto fuori più che mai…
Tu sei un militare, mestiere insolito per chi vuol fare lo scrittore…Non è proprio così. Nel mio ambiente, oltre all’omofobia, all’esasperato e a volte caricaturale machismo e all’ignoranza – lo ammetto –, c’è anche tanta gente intelligente e brillante, che ha parecchie passioni, anche le più lontane da quel mondo. E queste persone sono le più vive, le più reali.
Un libro che per te è stato fondamentale per iniziare a scrivere.Sono un onnivoro in fatto di lettura. Ci sono milioni di romanzi che mi piacerebbe citare in questo momento: mi viene in mente, ad esempio, in quanto a freschezza e a verità il romanzo di Lara Cardella Volevo i pantaloni. È un must della lettura. Per me è anche un evergreen.
Hai altri progetti in cantiere?

Ne ho diversi. Ho scritto delle fiabe “per grandi” diciamo così, un po’ filosofiche e umanistiche, e mi piacerebbe divulgarle. E ho scritto anche un altro racconto, molto più triste rispetto a questo, ma che in un momento della mia vita mi ha rappresentato molto. E mi piacerebbe un giorno, chissà, dar alla luce anche a quello.

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